La proposta dell’associazione InNOVA Bergamo di Giorgio Gori.
«Bene anche il restyling dello stadio, dev’essere un luogo aperto».
Di seguito l’articolo di Dino Nikpalj pubblicato da L’eco di Bergamo il 14 maggio 2013.
Uno stadio «per» la città. InNOVA Bergamo, l’associazione presieduta da Giorgio Gori, alza l’asticella. Da un lato si dice d’accordo con L’Atalanta che ha commissionato un progetto di ristrutturazione dell’Atleti Azzurri d’Italia, ma dall’altro guarda con interesse alle aree della Reggiani e dell’ex Ismes come nuovo polo sportivo della città. «Con un palazzetto, impianti per gli sport minori, aree verdi, parcheggi dedicati e strutture commerciali legate al tempo libero», si legge in un comunicato firmato dallo stesso Gori e da Stefano Zenoni, consigliere comunale della Lista Bruni.
Può sembrare un azzardo, alla luce degli incidenti di mercoledì sera, gli ultimi di una lunga serie negli ultimi anni: «Ma tanto più lo stadio diventerà un luogo aperto, frequentabile dalle famiglie, tanto più si porrà peraltro argine, preventivamente, al verificarsi di episodi come quelli cui abbiamo assistito qualche giorno fa». Fermo restando che «episodi come quelli di mercoledì prescindono evidentemente dalla localizzazione dell’impianto».
Stadio in città
Per InNOVA, l’ipotesi del restyling è un ritorno, «alla soluzione più ragionevole. Dopo alcuni tentativi simili falliti nel passato (l’ipotesi Ruggeri-Maffeis) e il clamoroso buco nell’acqua del progetto Parco dello sport a Grumello del Piano, coltivato infelicemente dall’amministrazione in carica. Non abbiamo mai nascosto la nostra spiccata predilezione per l’ipotesi dello stadio in città». La scelta a lungo inseguita negli anni con diversi (tutti rovinosi) tentativi, di una struttura periferica «pur avendo dalla sua parte alcuni vantaggi, paga alcune criticità ad oggi non trascurabili».
E’ il caso dello spreco di suolo agricolo e/o naturale, un’accessibilità quasi esclusivamente automobilistica, un costo non affrontabile se non a fronte di pesantissime contropartite e, non da ultimi, il procrastinare le esigenze di riqualificazione di spazi della città “interna”, ad oggi senza futuro». Serve quindi «una strategia complessiva che sappia produrre in un momento di forte crisi economica un’idea di città desiderabile e al contempo possibile».
Ma soprattutto un cambio di visione, che porti ad uno stadio come «funzione qualificante dell’intera area». Ordine pubblico permettendo. «Gli impianti contemporanei consentono di superare la mera funzionalità sportiva e possono diventare, come accaduto in molte città europee, veri e proprio poli di vitalità, integrando funzioni culturali, sociali, commerciali e ricettive nel medesimo edificio».
«Pgt da aggiornare»
Funzioni legate al tempo libero che il vigente Pgt attribuisce all’ambito strategico che va dalla caserma di Montelungo allo stadio definendolo «Polo dell’arte, della cultura e del tempo libero». Per InNOVA «il pgt è da aggiornare, con lo scopo di salvarne la vocazione, ed in particolare è importante che questo ambito si ampli a comprendere le vaste aree industriali dismesse poco distanti: in primis la Reggiani e l’ex Ismes».
Aree che potrebbero appunto diventare strategiche in un ridisegno complessivo della zona che veda al centro lo stadio con funzioni rinnovate e a contorno impianti sportivi, parcheggi, il nuovo palasport e strutture commerciali per il tempo libero. In sostanza un Parco dello sport molto urbano.
«Pur non ignorando le difficoltà derivanti da una frammentazione e confusa situazione della proprietà di tali aree, è questo il momento propizio affinché molteplici interessi possano concorrere a ridefinire questa vasta porzione della città, a partire dalla riqualificazione dello stadio».
Decisivi i privati
Ma centrale rimane il ruolo dei privati: «Chiediamo di fare la loro parte, con coraggio imprenditoriale e piena consapevolezza del valore pubblico del loro operato. Al Comune invece il compito di guidare questa visione ambiziosa, svolgendo quel ruolo di regia che in questi anni sembra essere mancato»
Con un punto fermo: «Reggiani ed ex Ismes sono porzioni di città che non potranno più riconvertirsi seguendo i meccanismi attivatisi per le altre aree ex industriali trasformatesi in questi anni. Non è più immaginabile e nemmeno auspicabile che al posto delle industrie sorgano generici edifici residenziali e commerciali, a fronte di un mercato immobiliare ormai saturo e di una forte domanda di qualità urbana proveniente dai cittadini e dai comitati»